T-shirt “Magna Storia”
Del Vasto dedica periodicamente una serie delle sue T-shirt a illustri personaggi della storia cittadina la cui figura viene rivisitata in chiave… mangereccia!
Don Michelangelo
Marchese e intenditore
Nato a Vasto il 15 gennaio 1667, alla morte del padre, ereditò i titoli di marchese del Vasto e di principe di Isernia e Francavilla, oltre a riunire in capo alla sua persona tutti i privilegi e le signorie della famiglia, assommanti ad oltre 30 titoli e predicati.
Prendendo in sposa Ippolita d’Avalos di Troia, riunì i due rami della famiglia, quello abruzzese e quello pugliese e si trovò a governare il marchesato più esteso del regno di Napoli.
Personaggio controverso, sposò la causa politica degli Asburgo contrapposti alla Francia del Re Sole e alla Spagna. Ciò gli valse una condanna a morte dal parte del Papa e l’esilio a Vienna, da cui rientrò trionfatore nel 1713.
Esercitò in maniera notevole l’attività del contrabbando, in particolare di sale e grano, traendo vantaggio dalla posizione dei propri possedimenti, posti in posizione periferica e dotati di lunga linea costiera. Allo stesso tempo, spese somme ingenti per la sistemazione della sua capitale, la città di Vasto, rifacendone il Castello e sistemando definitivamente il Palazzo marchesale.
Alla sua morte lasciò rilevanti debiti, per cui gli eredi furono costretti a vendere l’incredibile collezione d’arte che aveva accumulato, fra cui tredici tele del Tiziano, quattro di Raffaello, altre di Verone, Rubens e Guido Reni, oltre a 58 arazzi fra cui i 7 celebri arazzi della Battaglia di Pavia, considerati i più belli prodotti nelle Fiandre nel ‘500 e oggi conservati al Museo di Capodimonte a Napoli.
Del Vasto ha voluto rendere omaggio al Marchese più rappresentativo della storia cittadina partendo da uno dei pochi ritratti oggi rimasti che sono attribuiti alla sua figura: il medaglione in marmo policromo “Ritratto di gentiluomo con armatura” di Giacomo Colombo, oggi presso la fondazione Zani di Brescia.
Al profilo del Marchese abbiamo aggiunto un calice tipo “grand ballon”, immaginandolo intento a sorseggiare il miglior vino dei suoi tenimenti.
Don Jacopo
Connestabile e rostelliere
Jacopo I Caldora nacque a Castel del Giudice nel 1369, figlio primogenito di Giovanni Antonio Caldora e nipote di quel Raimondo Caldora che a metà del secolo era stato già per breve tempo signore di Vasto.
Già durante il regno di Ladislao d’Angiò-Durazzo, Jacopo Caldora, era considerato il più potente feudatario del Regno di Napoli. Con possedimenti che coprivano buona parte dell’attuale Abruzzo e del Molise, Jacopo teneva un piccolo esercito permanente che comandava personalmente e che metteva a disposizione dì chi meglio lo pagava. Fu quindi un capitano di ventura, ma soprattutto un grande stratega e coraggioso combattente tanto da meritarsi stima e timore nell’un tempo.
Nel 1422, Jacopo divenne Signore del Vasto. Nel 1424 la regina Giovanna lo nominò gran connestabile (capitano delle guardie reali) dell’esercito napoletano e lo spedì alla volta dell’Aquila per liberarla dall’assedio di Braccio da Montone, il più famoso capitano di ventura dell’epoca. Jacopo uccise Braccio in combattimento e riportò per la regina Giovanna d’Angiò una vittoria decisiva per le sorti politiche di tutta la penisola.
Nel 1427 Giacomo Caldora iniziò l’ampliamento del Castello di Vasto per farvi la sua residenza invernale. Chiamò uno dei migliori architetti del tempo, il Taccola di Siena, e adottò un nuovo tipo di costruzione militare la cosiddetta “cinta bastionata”. A lui è dovuto anche l’ampliamento della cinta muraria e la costruzione delle torri, di cui tre ancora esistenti.
Uomo di lettere e di buoni studi, nonostante i titoli di Duca e di Marchese amava farsi chiamare solamente Giacomo Caldora. Per le bandiere della sua cavalleria aveva scelto questo motto “COELUM COELI DOMINO, TERRAM DEDIT FILIIS HOMINUM, ovvero “Il cielo al Signore del cielo, ma la terra fu data ai figli degli uomini”.
Morì per cause naturali nel 15 novembre 1439 durante una delle sue campagne militari, lasciando i suoi possedimenti al figlio che li avrebbe persi al mutare delle condizioni politiche nel regno di Napoli, passato nel frattempo agli Aragonesi.
Del Vasto ha deciso di rendere omaggio al gran connestabili Jacopo Caldora, signore di Vasto e altre terre, partendo dall’opera “Profilo di Capitano Antico”, ora al British Museum di Londra, che Leonardo da Vinci realizzò tra il 1475 e il 1480, si dice ispirandosi alla figura di Jacopo Caldora.
Al ritratto di Jacopo, abbiamo aggiunto uno spiedone di carne cotta alla brace, immaginando il condottiero in uno dei suoi rari momenti di riposo durante le sue campagne militari.
Don Gabriele
Poeta e grigliatore
Nato a Vasto nel 1785, il giovane Gabriele mostrò presto inclinazione per le lettere e la poesia, tanto che fu indirizzato verso nel 1804 la capitale Napoli dal conte Venceslao Mayo, amministratore generale di casa d’Avalos e poeta egli stesso.
Con l’arrivo dei francesi, Rossetti abbraccio la causa napoleonica, iscrivendosi anche alla Carboneria. Divenne un personaggio rilevante del mondo culturale napoletano, fino ad essere nominato curatore del teatro San Carlo.
Dopo il ritorno dei Borbone, partecipò ai moti del 1821, combattendo nella battaglia di Antrodoco a fianco del generale Gugliemo Pepe contro le truppe austriache scese in Italia per restaurare la monarchia assoluta nel Regno delle Due Sicilie. Per questo fu condannato a morte e dovette riparare prima a Malta e poi a Londra.
In Inghilterra si guadagnò da vivere come insegnante di italiano. Sposò la figlia del segretario di Vittorio Alfieri ed ebbe 4 figli, di cui due, Dante Gabriel e Christina, sono celebri nel mondo anglosassone: il primo come supremo pittore, fondatore della corrente dei Preraffaelliti, la seconda come scrittrice per bambini e protofemminista.
L’importanza letterarie di Gabriele Rossetti è legata non tanto alle sue opere, quanto all’essere stato uno dei primi commentatori moderni di Dante Alighieri. Ha pubblicato il suo “Commento analitico sulla Divina Commedia” a Londra nel 1826. È stato proprio Rossetti il primo a diffondere la conoscenza di Dante in Inghilterra, insieme ad Ugo Foscolo, e si può dire che Dante sia diventato un riferimento culturale del nostro risorgimento proprio grazie all’ostinazione dei suoi studi ed alla sua capacità di trasmettere la medesima passione ai suoi figli.
Del Vasto ha voluto rendere omaggio a Gabriele Rossetti partendo dal monumento che la città gli ha dedicato e che è posto al centro dell’omonima piazza, nel luogo dove anticamente sorgeva l’anfiteatro romano. La statua in bronzo, opera dello scultore napoletano Cifariello e inaugurata nel 1926, presenta il Rossetti con lo sguardo rivolto in avanti e nelle mani una copia della Divina Commedia.
Noi abbiamo sostituito all’opera di Dante un’altra straordinaria fonte di ispirazione: una grigliata mista posta su una lastra di pietra lavica.